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Ìsmandri, quello della pace.

Oggi è la giornata internazionale della pace e io desidero celebrarla con un piccolo passo tratto dal mio romanzo Ìsmandri


Dèsda accolse quell’improvviso movimento dapprima con sospetto; poi si diffuse la notizia che Ìsmandri Rassùi Xeòfines fosse tornato e che camminasse fra le strade, bussando a porte e negozi per chiedere se ci fossero urgenze sanitarie o nutritive e per assicurare che entro poche ore le scorte alimentari e farmaceutiche come le forniture energetiche sarebbero state ripristinate. Allora Dèsda si scrollò di dosso la diffidenza e si concesse la speranza. I suoi cittadini tornarono ad aprire porte e finestre e gli occhi videro il lento passaggio del Rassuiàno, sollecito e attento; il suo viso provato dalla sofferenza fisica ma disposto al sorriso. Passava come un padre attento e protettivo fra i carri corazzati, i suoi occhi pronti a cogliere tutto. 

Un gruppo di bambini, sei di diverse età, eruppe da un palazzo e corse incuriosito verso il Rassuiàno, che se li ritrovò attorno, gli sguardi chiari fissi su di sé, inquisitori ma anche intimoriti. L’emozione gli trapassò lo spirito e lo spinse ad inginocchiarsi per affrontare direttamente quegli occhi. 

«E allora?» disse dolcemente. «Come state?» 

I sei si scambiarono rapide occhiate, finché uno – neanche il più grande – rispose: 

«Male!» 

Ìsmandri sospirò. 

«Sì… anch’io lo sono stato e lo sono ora perché vedo questo...» 

Si guardò attorno e anche i sei bambini lo fecero. 

«Questo lo hanno fatto i Rassuiàni», precisò il bambino che aveva già parlato, «quelli come te…» 

«Non sono come lui!» intervenne con cipiglio un bambino più piccolo. «Lo dice pure mio padre: Ìsmandri è quello della pace!» 


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