Per tutto il mese di ottobre, Sandra aveva condotto uno studio scientifico di fotografie e di video tutorial sul make-up perfetto per Halloween. Suo padre l’aveva presa in giro per quella fissa, ma Sandra non si era lasciata smontare: quella di martedì sarebbe stata la prima festa di Halloween della sua vita e l’entusiasmo era alle stelle! Voleva essere fantastica, voleva accertarsi che Marco non potesse avere occhi per nessun’altra e così finalmente si sarebbe deciso a chiederle di uscire insieme! Aveva scelto un “classico intramontabile”, come lo definiva la sua migliore amica Lilla, per non esagerare in originalità ed essere bizzarra ma neanche in banalità ed essere invisibile: sarebbe diventata un’affascinante ma temibile vampira. Per fortuna sua nonna sapeva cucire e le aveva preparato un vestito esattamente al dettaglio come lo aveva voluto lei.

Trucco perfetto, vestito perfetto, umore elettrizzato: le sette di martedì 31 ottobre le parvero il culmine dei suoi quindici anni! Era certa che tutto sarebbe andato come ogni suo desiderio e da lì a mezzanotte sarebbe stata la principessa della festa e magari già anche la ragazza di Marco.

Si ammirò nello specchio della sala d’ingresso, controllando ancora i più piccoli dettagli, ma poi i suoi occhi si fermarono su un altro particolare che vedeva nel riflesso: una grande foto sulla parete opposta, con un uomo e una bambina in un giardino pieno di sole e primavera, felici vicino a una piccola bicicletta rosa nuova di zecca. Ricordava ancora bene quel giorno, che era stato il “giorno dei morti” dei suoi sette anni e la bicicletta era stata il regalo che nonno Luigi, da parte dei Morti, le aveva fatto trovare al suo risveglio la mattina del 2 novembre. Com’era stata felice quella mattina! Aveva gridato a squarciagola che quello per sempre sarebbe stato il giorno più bello di tutta la sua vita.

Si avvicinò alla bella foto e la carezzò con le dita dalle lunghissime unghie laccate di lucido nero. Sorrise con tenerezza e con un pizzico di nostalgia. Il nonno le raccontava sempre le stesse storie in quel periodo dell’anno, le faceva gli stessi scherzi, solo i regali cambiavano, ma a lei piaceva tutto quello, anzi lo attendeva con ansia per settimane! Il rituale si era ripetuto fino all’anno prima, anche se il nonno già stava male. Era andato via tra Natale e Capodanno e il suo ultimo sorriso era stato per la sua “bambina preferita”, lo stesso bel sorriso della foto.

Due mani si poggiarono sulle sue spalle e la sottrassero ai ricordi. Si volse e incontrò gli occhi lucidi ma sereni della nonna, che le sussurrò dolcemente:

«Se il nonno ti vedesse, penserebbe che sei bellissima».

Sandra sorrise, lanciando un’occhiata alla propria immagine allo specchio, ma poi rispose con un filo di tristezza:

«Se il nonno fosse qui, staremmo colorando insieme la frutta di martorana e avrebbe già nascosto da qualche parte il regalo per me».

«Non pensare a questo, curuzzo mio! Vai e divertiti, è la tua festa!»

La ragazza però rivisse in un attimo le immagini e le voci di tanti “giorni dei santi e dei morti”, arricchiti dalle tradizioni palermitane: la martorana, le pupe di zucchero, le storie sui cari defunti, le filastrocche. Guardò la nonna e intuì anche la sua di tristezza, pur se aveva quel sorriso rassicurante che mai le aveva smesso di vedere addosso in quei mesi di lutto. Le bastò quell’attimo di ricordi per renderla sicura. Prese lo smartphone e inviò un messaggino a Lilla, che le rispose: “ma sei fuori?! Sono settimane che c’hai la fissa per stasera! Guarda che Marco se lo prende quella stronzetta di Marghi!”.

Sandra si sentiva serena e perciò rispose: “Se Marco sceglie la stronzetta, allora non è degno di me! Io devo fare la martorana con nonna. Bacio!”.

Mise via il cellulare senza rimpianto e si levò il mantello da vampira, tanto che la nonna la guardò sorpresa:

«Che succede? Lilla ritarda? Diciamo a papà di accompagnarti?».

«Oh, no nonna, tranquilla, è tutto ok! Ma senti… è troppo tardi per metterci a fare la martorana? Vorrei portarne dopodomani al nonno una a forma di fico d’india, è sempre stato il suo preferito!»

Nonna Lina scrutò la nipotina con un groppo in gola. Lottò con ogni forza, ma non riuscì a trattenere le lacrime. Sandra si sentì spezzare il cuore e le gettò le braccia al collo, per abbracciarla stretta.

«Voglio stare con te oggi, nonna», le sussurrò dolcemente all’orecchio, «Halloween ci sarà anche l’anno prossimo…»

«No, gioiuzza mia, grazie del pen…»

«Voglio che tu e io facciamo sorridere nonno Gigi lassù! Te lo ricordi: a lui queste “americanate” non sono mai piaciute! Tu le sai le storie che lui mi raccontava?»

La nonna la strinse, poi la allontanò e la guardò negli occhi che tanto somigliavano a quelli del suo caro marito.

«Io le so, ma tu sicuro le sai meglio di me! Perché non me le racconti mentre prepariamo la pasta reale?»

Sandra acconsentì con gioia e trascinò la nonna in cucina, sotto lo sguardo dei suoi genitori che furono prima stupiti e poi commossi.

Halloween ci sarebbe stato ogni anno, Sandra era giovane e aveva ancora tante occasioni per essere la principessa della festa, ma per quell’anno si voleva sentire ancora una volta la “reginetta di nonno Gigi”, perché lui vedesse che la sua nipotina non dimenticava alla prima occasione le “cose belle della nostra Palermo” per sostituirle con le “americanate”.

Il suo cellulare squillò, ma Sandra lo ignorò.

«Non rispondi?» la sollecitò sua madre.

La ragazza scrollò una spalla con un sorriso.

«Uh… qualunque cosa è, non può essere più importante di quello che io e la nonna stiamo facendo!»

Sua madre la osservò pensierosa e scambiò un’occhiata complice con il padre, che andò a recuperare lo smartphone di Sandra, per porgerglielo.

«Che, papi, sei diventato il mio segretario?»

L’uomo rise divertito, ma le porse lo schermo quando la figlia glielo chiese. Sandra lesse, pronta già a ignorare le parole di Lilla sull’opportunità che svaniva. E invece sorrise incredula nel leggere la frase fra due cuoricini:

“ho sentito Marco! Non ha voglia della festa se non vieni tu, stiamo venendo da te! È difficile fare la martorana?”.

Diede in un gridolino di gioia, ma un altro pensiero le venne a scaldare il cuore, che anche per quell’anno il nonno le faceva un regalo, pur se in anticipo di due giorni. E molto probabilmente entro quella sera Marco, tra un fico d’india e una castagna da modellare e colorare, le avrebbe chiesto di uscire.

 

Grazie ai “morti”. Grazie al suo angelo caro.

 

© Patrizia Grotta e Ljus av Balarm


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