Mare di un turchese talmente trasparente e puro, da sembrare irreale. Cielo azzurro e fondo con qualche sbuffo di nuvola qui e là. Sabbia dorata, calpestata dall’esuberanza di ragazze e ragazzi e dalle corse gioiose di cani di ogni taglia.

Un idillio, avrebbe detto qualcuno.

«E invece no!» sbottò la giovane donna, seduta sul bordo del marciapiede da cui l’entusiasmo altrui si tuffava in spiaggia.

Avvolta fino al mento dalla pashmina di cotone rosso, braccia incrociate sul petto e sguardo cupo – si distingueva dalla massa che godeva di quell’inizio di dicembre all’insegna del tepore. Anzi, era proprio su loro che scorrevano i suoi occhi nocciola e contrariati. Non lo sapevano che fra tre settimane sarebbe stato Natale? Non lo sapevano che Natale voleva un’atmosfera particolare, fatta di cielo uggioso, cappotti caldi, spirito…

A quell’ultima parola nella sua mente, una fitta di dolore l’attraversò nell’anima. Non era colpa di quelle persone che si divertivano e flirtavano con il cielo e il mare. Si alzò di scatto, nervosa, e voltò le spalle alla Mondello da cartolina. E non era neanche poi colpa della vita. Erano le circostanze, gli incidenti di percorso.

Si incamminò a passo rapido verso l’auto e non fece caso alla voce d’uomo che si levò gentile sulla sua scia:

«Mi scusi, credo che abbia perso qualcosa… Mi perdoni!»

A tre metri dalla sua vettura, però, la figura la accostò, la superò e le si pose davanti, con un gran sorriso e uno scintillio negli occhi inondati dal sole.

«Le chiedo perdono, davvero, ma temo che le sia caduto questo!»

Daniela dovette fermarsi per non finire sui piedi dell’uomo che ora la fronteggiava, ma gli sbatté addosso uno sguardo caustico. L’altro non demorse né abbassò il braccio, la cui mano reggeva il ramo di una vellutata stella di Natale. Lei impiegò qualche secondo di troppo a notare il fiore, quelli che ci vollero per uscire dalla sua corazza, e allora gli occhi le si spalancarono increduli.

«Ma… ma dove… oh…»

Non poteva crederci! Una stella di Natale! Ne aveva cercate per giorni, ma tutti i fiorai lì a dirle che con quel caldo le piante non erano pronte. Un dicembre senza il fiore natalizio per eccellenza, questo doveva essere? O almeno, fino all’attimo prima che i suoi occhi registrassero la bellezza rossa a lei offerta. Allungò una mano, ma subito la ritirò – disorientata.

«No… non è mia, non l’ho persa io…»

«Ne è sicura? Io potrei quasi sentirmi certo al 100% di averla vista cadere dalla sua borsa…»

Daniela abbassò lo sguardo sulla grande borsa a tulipano di cotone doppio che le pendeva su una spalla. Era capiente abbastanza da contenere quel magnifico ramo, ma no no, di certo non era stato lì dentro prima di cadere. Però… Una scossa di tentazione le attraversò l’anima e i suoi occhi tornarono in quelli dell’uomo che la osservava gentile. Che ne sapeva lui che non era suo? L’aveva visto cadere dalla sua borsa, no?

Aprì le labbra in un sorriso e fece ricorso a una faccia tosta che in realtà non le era mai appartenuta. Anzi…

«Non me ne ero accorta! Mi sarà caduta mentre mi alzavo… prima…»

L’altro annuì energicamente.

«Sì sì, infatti, è stato proprio in quel momento!»

Daniela lo scrutò ancora. Bell’uomo, suo coetaneo, abbigliamento casual ma raffinato; leggermente abbronzato. E certo, con quello strambo autunno tutti - tranne lei - portavano sulla pelle ancora un po' d'estate!

Tornò a sporgere una mano e l’altro non esitò a cederle il ramo.

«Sarebbe stato un vero peccato, se l’avesse persa!»

«Già…»

«Anche perché, quest’anno, con questo tempo magnifico, se ne vedono ancora pochissime!»

«Già…» ripeté Daniela e questa volta non poté trattenere una colata lavica di sarcasmo.

L’uomo la osservò, poi sorrise divertito.

«Qualcuno qui non ama l’estate?»

Lei serrò le labbra, indispettita.

«Io amo l’estate, moltissimo! Ma… e insomma! Siamo al 3 dicembre, è quasi Natale! Una aspetta tutto l’anno un Natale con la sua atmosfera… non dico la neve, santo cielo siamo a Palermo, ma almeno… che so, il freddo giusto, le giuste piogge, quel cielo che ti fa venire voglia di una cioccolata calda… come quando ero bambina a Polizzi… E invece… no, neanche questo va al posto giusto, tutto sbagliato! Il lavoro, quello stronz…»

Si interruppe allibita! Ma che stava facendo?! Rendersi ridicola in un inopportuno sfogo con uno sconosciuto che, a guardarlo, di sbagliato non aveva proprio niente. Ficcò bruscamente il ramo nella borsa, ma poi carezzò con cura le foglie rosse e polpose.

«Vabbè… grazie mille per la stella di natale… addio…»

Si voltò e marciò verso la sua auto, che già vedeva.

«Io dico che l’atmosfera giusta arriverà in tempo!»

La voce d’uomo si levò sicura e in un certo modo allettante. Daniela titubò, ma infine cedette e tornò a voltarsi. Lui le era andato dietro, pur tenendosi a debita distanza, e le offrì un sorriso misterioso.

«Ah sì? Ha una palla di vetro?»

«Magari!»

«È un meteorologo? Ha previsto un ciclone atlantico?»

L’uomo rise e Daniela prima lo fissò rigida, ma poi mollò un sorriso.

«No no, mi occupo di tutt'altro, maaa… sono convinto che… uhm… fra tre settimane esatte, proprio qui a Mondello, ci sarà almeno un fiocco candido candido a impreziosire la vigilia di Natale!»

Daniela inarcò scettica un sopracciglio, ma lui le porse una mano.

«Scommettiamo?»

Allora lei sollevò il mento, a cogliere – insolitamente – quella stretta di mano e quella sfida.

«Cosa scommettiamo?»

«Decida lei!»

«Una ce… un pranzo nel locale migliore della città?»

«Aggiudicato!»

Ancora, Daniela lo studiò da capo a piedi.

«E quindi?»

«Quindi, noi ci diamo appuntamento qui alle undici del 24 dicembre…»

«Qui

«Beh… facciamo lì, in spiaggia, ok? In quel momento, capiremo chi avrà vinto e chi avrà perso!»

Daniela socchiuse gli occhi e annuì, ma poi si volse e si infilò in auto, senza più guardare quel tipo strambo.

Strambo proprio come l’autunno di quell’anno.

 

Cercò di non pensarci, nelle settimane successive, ma era inevitabile spenderci qualche minuto di fantasticheria, mentre i cocci della sua vita venivano alla luce e a lei restava solo la possibilità di raccoglierli e buttarli. Aveva provato troppo a lungo a incollarli, con quell’insulsa tecnica giapponese del filo d’oro, ma adesso – forse finalmente – le era di colpo chiaro che li doveva proprio eliminare, disintegrare, dimenticare!

Si ritrovò spesso a consultare le previsioni meteo, mentre decorava il suo minuscolo bilocale con addobbi e luci di contorno all’abete artificiale e la stella di Natale troneggiava come regina dentro il vaso più bello che aveva trovato. Pensosa, osservava che sì, le minime promettevano di scendere alquanto, ma le massime sembravano aggrappate come cozze in zona 18/20. Naturalmente di neve neanche l’ombra; non era nemmeno prevista pioggia!

Qualcosa in lei, però, doveva essersi smosso – pensava sorseggiando una cioccolata calda seduta dietro i vetri della sua vecchia finestra sui tetti di Palermo. In quei giorni, aveva pensato poco al lavoro perso a ottobre, smesso totalmente di farlo alla sua relazione – in effetti ormai stantia – rotta a settembre; un po’ meno – giusto solo un filino meno – al suo dolce labrador morto a maggio. E aveva persino accettato senza obiezioni l’invito di sua madre a trascorrere la sera della Vigilia e il pranzo di Natale su al paese, dove la sua perfettissima sorella minore avrebbe di certo mostrato il meglio di sé, della propria perfetta vita, perfetta famiglia, perfetta casa, perfetta carriera.

 

La mattina della Vigilia, con in mano la tazza del cappuccino e un biscotto al cacao, si piazzò in calze antiscivolo e pigiama dietro la finestra, occhi al cielo. Celeste, con qualche velatura, leggero vento, neanche una goccia di pioggia; figuriamoci fiocchi di neve.

«Ho vinto la scommessa…» sussurrò a sé stessa.

Sorrise dentro il cappuccino, con un caldo senso di trionfo. Sì, era una sciocchezza, non ci sarebbe stato alcun appuntamento alle undici sulla spiaggia di Mondello – non era tanto sprovveduta da credere allo scherzo di uno sconosciuto – ma lo stesso le piacque percepire in sé quel senso di benessere che non provava da tempo.

Andò a fare una doccia, poi a vestirsi di tutto punto. La valigia era pronta, i regali impacchettati, si sarebbe messa in auto a metà pomeriggio. Guardò l’orologio alla parete: le dieci e trentacinque. Beh, che male ci sarebbe stato a fare una passeggiata a Mondello? Sempre meglio che starsene a casa, da sola, no?

Afferrò le chiavi dell’auto e il cappottino rosso; aveva deciso di indossarlo, a dispetto di tutto. Tanto su, al paese, le sarebbe sicuramente servito! Attraversò la città con calma, godendosi quella serenità che ormai era salita fino in superficie. Arrivata a Mondello, girò a lungo e con pazienza, in cerca di un posteggio fra le auto dei palermitani felici di trascorrere il 24 dicembre in riva al mare, e rise quando vide infine liberarsi proprio il posteggio in cui aveva lasciato la sua piccola utilitaria la mattina della scommessa. Erano le undici e un quarto, quando scese dalla vettura e, mani in tasca al cappotto, si mosse lentamente verso la spiaggia. Incrociò persone a maniche corte, ma non si pentì né si vergognò del suo soprabito rosso. Era Natale, santo cielo! Attraversò la strada, salì sul marciapiede lungomare e guardò la sabbia, indubitabilmente asciutta e dorata. Niente cand…

Aggrottò la fronte e strizzò gli occhi. Cos’era quella macchia bianca? Sollevò bruscamente le palpebre… oh Dio, ma davvero? Sì sì, doveva essere vero, perché anche altre persone guardavano, ammiravano, sorridevano, scattavano foto. Era lì, nel bel mezzo della spiaggia, una sorta di oasi: un cerchio di neve, un alberello di Natale addobbato, persino una piccola renna di peluche dal grande naso rosso. Si guardò attorno, dubbiosa, ma poi lo vide. Il non meteorologo l’aveva individuata e si era aperto in un gran bel sorriso.

«Oh Dio…» mormorò.

Rossa in viso, mentre gli occhi di tutti accorrevano a lei – curiosi. Osò qualche passo, tra l’imbarazzato e l’esaltato. Lui le fece cenno, ma capì che doveva raggiungerla. Si chinò, raccolse qualcosa e le andò incontro.

«Benvenuta nella mia vittoria!» la accolse raggiante.

Daniela scosse il capo, frastornata, ma si immobilizzò quando lui le porse ciò che aveva in mano: una coperta rossa da cui emergeva la testolina candida di un cucciolo di cane. Cuore violento in gola, si coprì la bocca con le mani, ma lo stesso l’esclamazione stupefatta risuonò attorno a lei.

«Ti presento Fiocco di neve!» esclamò lui, con fierezza.

Lo fissò negli occhi, se ne sentì scaldare; protese le mani emozionate ed ebbe fra le braccia il calore del cucciolo.

«Fiocco di neve

«Lui! È bianco?»

«Sì…»

«E che c’è scritto sulla sua medaglietta?»

Daniela cercò la medaglietta sul collare e ne lesse l’incisione. Il suo sorriso si aprì di una felicità che mai aveva conosciuto.

«Fiocco di neve…»

Lui allargò le braccia con soddisfazione.

«E dove siamo?»

«Sulla spiaggia di Mondello…»

«Evviva! Ho vinto la scommessa!»

Daniela rise, baciò la nuca del cane, guardò l’uomo, ne indovinò la tenerezza. Un pensiero la folgorò.

«Ma… noi ci conosciamo? Ci siamo già visti da qualche parte?»

Lui esitò, ma poi sorrise con tenerezza.

«Di sfuggita… sono un veterinario, ero di turno all’ambulatorio il pomeriggio in cui lei ha scelto la dolce morte per il suo labrador…»

Daniela provò una fitta al cuore, ma vi si strinse il cucciolo – che le leccò un dito.

«Non mi ricordo, mi dispiace…» sussurrò costernata.

«È bastato che mi ricordassi io, per tutti e due, tre settimane fa… no? E, in quanto a conoscerci, siamo qui per farlo, giusto? 

 Abbiamo a disposizione persino il pranzo che ti offrirò oggi st…»

«Ma ho perso io!» obiettò Daniela, mostrandogli radiosa il cucciolo.

L’uomo lo carezzò dolcemente sotto un orecchio. Guardò lei e il suo nuovo sorriso fu un bagliore d’eterno.

«No, quello me lo riservo per… più avanti a tempo indeterminato, direi… Buona vigilia, …?»

«Daniela!»

«Buona vigilia, Daniela!»

«Buona vigilia, …?»

«Francesco!»

«Buona vigilia, Francesco… Ma… e se io non fossi venuta?»

Francesco le cinse una spalla con un braccio e portò lo sguardo sull’alberello che svettava fra la sabbia.

«No, non potevi non venire… me l’ha detto la mia palla di vetro…»

«Ah sì? E che altro dice?»

Lui la guardò e sorrise soddisfatto.

«Che questa non sarà l’unica vigilia in cui saprò sorprenderti!»

Daniela lo scrutò, respirò a fondo, strinse al petto il suo fiocco candido.

Erano le circostanze a determinare tutto. E le circostanze, a Natale, potevano cambiare.


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