Babbo Natale non esiste: lo sanno tutti i bambini che diventano grandi!

L’affermazione di Paoletta era stata netta e convinta. L’aveva scagliata su tutti i compagni l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, in piedi, al centro del cortile della ricreazione, pugni sui fianchi e cipiglio di chi della vita sa tutto, anche troppo. I bambini l’avevano ascoltata a occhi sgranati, mentre lei sciorinava le argomentazioni a sostegno di quella verità che:

meglio che la sapete ora, perché altrimenti fate la figura dei cretini con quelli che già lo sanno.

Adulti in testa.

Li aveva convinti tutti, lasciando nei loro occhi l’impronta di lacrime disilluse.

Beh… non proprio tutti. C’era Tonino, infatti, che di questa cosa non si faceva proprio persuaso, sebbene ci avesse passato a riflettere le ore successive. Non solo perché, secondo lui, Paoletta si divertiva a mettere in pena gli altri, per sentirsi lei la più forte. Soprattutto però, ne era convinto, per una questione sicuramente logica: non sarebbe stato davvero troppo strano – ma strano strano strano – che tutti ma proprio tutti i genitori del mondo si mettessero d'accordo per raccontare questa storiella ai figli? Chi l’aveva inventata per primo? E perché mai, in caso, lo aveva fatto? A che poteva servire quella bugia enorme, se comunque i regali arrivavano in ogni caso, anche se non eri stato proprio bravissimo – come era necessario scrivere sulla letterina a Babbo Natale? Ci potevi cadere la prima volta nella cosa dell’essere buonissimo, ma all’anno successivo te lo ricordi che il regalo è arrivato lo stesso, nonostante sia stato proprio tu a far cadere il vaso di cristallo a casa della nonna – che, dai però, non lo puoi mettere proprio nella traiettoria della palla!

No no, Paoletta non poteva avere ragione e andava dimostrato senza ombra di dubbi! Di certo, però, non aveva senso chiederlo ai genitori: se quella cosa di Babbo Natale era davvero una bugia – oh no, non poteva essere, non doveva essere! – loro sarebbero stati prontissimi a negare, a dire che Paoletta aveva scherzato. Com’era possibile, allora, appurare la verità?

Pensa e ripensa, alla sera del 23, Tonino finalmente ebbe l’idea più brillante che in un caso spinoso come quello si potesse avere: per scoprire la vera verità, ci voleva un’indagine! Ma un’indagine seria, eh, una di quelle che solo i bambini di 7 anni sanno fare! E Tonino – guarda caso – aveva proprio 7 anni! Quindi, toccava a lui prendersi quell’importante incarico e portarlo a termine, a qualsiasi costo e pronto a qualsiasi evenienza. Persino quella che Paoletta avesse ragione.

 

Un’indagine richiedeva organizzazione e soprattutto un piano da sviluppare. Al riparo sotto il piumone del suo letto e illuminato dalla torcia da campeggio, Tonino impiegò qualche ora della notte per metterlo a punto. E l’indomani fu pronto a iniziare la sua indagine.

Per prima cosa, occorreva esplorare tutta la casa in cerca dei regali, che – se erano le mamme e i papà a comprarli, come diceva Paoletta – dovevano trovarsi lì, nascosti da qualche parte. Non fu un’impresa semplice: era il 24 di dicembre e la mamma si era già messa in vacanza anche lei. Allora, Tonino strisciò lungò le pareti, sgusciò dietro le porte, dribblò le occhiate perplesse di sua madre, approfittò delle lunghe telefonate di auguri che lei scambiò con amici e parenti e poté entrare persino in cantina e in soffitta. Quei due erano i posti più indicati come nascondiglio sicuro, tra i bauli chiusi, gli armadi stracolmi e le ceste accatastate. Trovò suoi vecchi giochi che aveva dimenticato, sobbalzò – che vergogna per un investigatore del Natale! – per qualche scricchiolio di troppo, respirò polvere e se ne imbiancò i vestiti, ma niente: nessun regalo nascosto, nessun pacchetto grande o piccolo, niente di niente di niente! Ora, tutti avrebbero concordato con lui che fosse CATEGORICAMENTE IMPOSSIBILE E CRUDELE che ci fosse un Natale senza doni ed era altrettanto impossibile che i pacchetti non occupassero spazio. Quindi, se Tonino in casa non ne aveva trovato traccia, poteva averceli solo Babbo Natale nel suo villaggio di renne ed elfi vicino il Polo nord! 

Sì! Tonino: 1 – Paoletta: 0!

Ma non penserete, vero, che l’indagine – un’indagine seria e accurata di un bambino di 7 anni – potesse già finire! Il piano investigativo aveva altri due punti da seguire. Esclusa la presenza dei regali in casa, occorreva anche escludere quella del vestito e del cappello rossi e bianchi che Babbo Natale indossava. Secondo Paoletta, quello non era affatto Babbo Natale – che, appunto, non esisteva – no no: erano i papà che si travestivano, si nascondevano dietro la lunga e riccia barba bianca e facevano la voce grossa per non farsi riconoscere. Solo i bambini sciocchi – sosteneva quella crudele di Paoletta – potevano cascare in una trappola così stupida! Tonino, quindi, secondo quell’idea, era stato tanto stupido da non riconoscere il suo papà qualche anno prima, quando – su sua insistenza – alla fine Babbo Natale aveva fatto un salto a casa loro nella sera della Vigilia? Se n’era vantato tanto, quella volta, con i suoi compagni d’asilo, quando era tornato dopo le vacanze: ho conosciuto Babbo Natale, aveva detto agli altri bambini, che con ammirazione e invidia avevano poi ascoltato il racconto di quello specialissimo incontro! No, no, sarebbe stata una vergogna enorme, persino più grande di quella per avere abbandonato in fretta e furia – quella mattina – la soffitta all’ennesimo rumore raccapricciante! Ma quello non lo avrebbe raccontato a nessuno…

Entrò di soppiatto nella stanza dei suoi genitori, mentre la mamma preparava la ricca cena della Vigilia e già anche il pranzo dell’indomani, quando sarebbero arrivati i nonni, gli zii, i cuginetti. Avrebbe dovuto davvero dire ai cugini che Paoletta aveva ragione? O era molto meglio condividere con loro la vera verità della sua indagine?

Aprì l’armadio, frugò nei cassetti, si arrampicò su una poltrona per arrivare anche in alto.

«Tonino? Sei tu? Che stai facendo? Che sono questi rumori?»

Tonino sussultò e a momenti rovinò giù dallo schienale della poltroncina.

«Sto giocando con le costruzioni, mamma, sono nella mia stanza!»

«Fai attenzione, ok? E fra un quarto d’ora scendi, che ti sto preparando la cioccolata calda per merenda!»

La cioccolata calda… Ecco, se esistevano cose meravigliose come la cioccolata calda della sua mamma, come si poteva credere che invece la meraviglia delle meraviglie – Babbo Natale – non esistesse? Forse, allora, la mamma di Paoletta non faceva una cioccolata deliziosa come la mamma di Tonino? Magari, se Tonino l’avesse invitata per fargliela assaggiare, Paoletta avrebbe capito che le cose magiche esistono e non sono

un’invenzione dei nostri genitori che credono che noi ci beviamo tutto quello che dicono!

Con il pensiero alla cioccolata che da lì a poco avrebbe gustato, Tonino si affrettò a fare il giro degli ultimi cassetti e poi dell’armadio a muro nel corridoio davanti le camere da letto. Ma no, ma no, non li avrebbero nascosto là, in fondo: la mamma lo apriva spesso quell’enorme armadio, anche quando Tonino era con lei. Un nascondiglio, per essere un buon nascondiglio, doveva essere aperto quando gli occhi di chi non doveva vedere non vedevano, no? Quindi, Tonino poteva ufficialmente depennare anche quel punto del piano: la ricerca degli abiti e della barba di Babbo Natale era andata a vuoto! E, se i vestiti non c’erano, come poteva mai il suo papà indossarli per fingersi chi non era? Di certo, non si cambiava al lavoro – dove tutti gli adulti lo avrebbero visto – per arrivare poi a casa in quel modo.

E allora, evviva: Tonino: 2 – Paoletta: 0!

Si tuffò nella cioccolata calda, come premio meritato per aver conquistato i primi due punti del piano, ma sapeva bene che il peggio doveva ancora venire. Già, lo attendeva l’ultimo punto dell’indagine, il più importante, il più pericoloso, quello che sarebbe stato proprio schiacciante e che per questo tanto preoccupava Tonino. Era qualcosa che richiedeva molto coraggio e molta prontezza. Solo i bambini più svegli e intraprendenti avrebbero potuto procedere a quella verifica. Una verifica, sì, perché quel punto dell’indagine prevedeva che l’investigatore stesse sveglio tutta la notte tra il 24 e il 25 dicembre, acquattato dietro la finestra a verificare se in cielo apparisse o no la slitta con le renne incantate e le campanelle trillanti. Senza quella, mai e poi mai Babbo Natale avrebbe potuto fare il giro del mondo in un minuto per arrivare da tutti i bambini allo scoccare della mezzanotte! Se Tonino non l’avesse vista arrivare, beh allora avrebbe dovuto accettare quella triste verità sull’inesistenza di Babbo. E, soprattutto, avrebbe dovuto tollerare lo smacco che quella presuntuosa di Paoletta avesse ragione.

C’era un rischio, però, un terribile rischio: che Babbo Natale lo scoprisse e lo eliminasse, PER SEMPRE, dalla lista dei bambini buoni. Ma chi altri, se non Tonino, avrebbe dovuto sacrificarsi per la verità?

 

Ecco come mai – per la prima volta in tutta la sua esistenza – alle 11 della sera di Vigilia, Tonino accettò senza obiezioni la richiesta dei genitori di mettersi a letto. La cosa suscitò lo stupore di mamma e papà, tanto che la mamma gli chiese se stesse bene.

«Ho tanto sonno, oggi è stata una bella giornata impegnativa», rispose, già salendo le scale verso il primo piano – sotto il doppio stupefatto sguardo dei genitori.

Una volta nella sua camera, naturalmente, non ci pensò nemmeno di mettersi a dormire! Tutt’altro: rimase ben vigile e con le orecchie tese. Dovette trascorrere un’interminabile mezz’ora, piena di ogni rumore possibile e immaginabile, che mai Tonino aveva sentito e che un po’ – lo doveva ammettere – lo spaventarono. Finalmente, poi, intercettò il suono che era quello giusto, l’unico e il solo: prima fu un lungo fruscio, e già questo gli fece accapponare la pelle, dopo persino dei sussurri sottili. Ecco, se lo sentiva e il suo intuito investigativo non poteva di certo fallire, dopo che lo aveva affinato per tutto il giorno: il momento della verità era vicino!

Spaventato ma eccitato, balzò giù dal letto e corse verso la portafinestra. L'attimo in cui sentì tintinnare dei campanellini, però, si bloccò di incanto e il cuore gli scoppiò di gioia in gola: Babbo Natale era arrivato! Quelle erano le campanelle delle sue renne!

Guardò trepidante verso il buio oltre i vetri, ma un pensiero lo folgorò: che cosa sarebbe successo se Babbo Natale lo avesse trovato là, a infrangere la universalmente nota e accettata regola del segreto?! Babbo Natale lo avrebbe rimproverato, se l'avesse visto sveglio dietro i vetri. E magari avrebbe anche intuito i suoi sciocchi sospetti! La mamma lo diceva sempre: se non c’è fiducia, non ci può essere rapporto!

In un fremito di sgomento, quindi, decise che bastava SENZA DUBBIO la prova dei campanellini delle renne per sapere che là fuori c’era proprio la slitta di Babbo Natale! Non era necessario aggiungere la prova visiva, quindi. Corse indietro e si ficcò sotto il piumone – cuore nelle orecchie e respiro sospeso. Incrociò le dita sotto il cuscino e sperò che il magico uomo – che di certo era anche telepatico – non intercettasse i suoi dubbi – uffa, mannaggia a Paoletta! – e li punisse, andando via senza lasciare anche solo uno dei regali della lunga lista che Tonino gli aveva fatto avere tramite lettera già a ottobre (con le poste non si è mai troppo prudenti – diceva spesso il suo papà)! Contò nella sua mente fino a cento, prima che in casa tornasse il silenzio totale. Allora si rilassò: Babbo Natale aveva un cuore grande e comprensivo; non avrebbe mai punito un bambino!

E, wow, il punteggio si poteva aggiornare: Tonino: 3 - Paoletta: 0! Ed era definitivo!

 

Stanco com'era – questa volta davvero – per l'emozione di quella straordinaria serata, Tonino ci impiegò poco prima di crollare addormentato, col sorriso felice sulle labbra per i bei sogni teneri che il riposo gli regalò. 

Il tiepido manto del sonno lo avvolse tanto strettamente e velocemente, che non udì le risate soffocate della sua mamma davanti al papà che era inciampato dritto sull'albero e i suoi addobbi tintinnanti, scatenando un concerto di campanelline. Attesero anche loro immobili e senza respiro che Tonino apparisse e li scoprisse in flagrante, ma ancora pochi minuti e capirono che il pericolo era stato scampato. Così, ridacchiando divertiti, tornarono a sistemare i regali per il loro piccolo fra i rami e attorno all’albero. La magia del Natale era salva anche per quell'anno! 

Le loro due sagome affaccendate fra pacchi e pacchetti tornarono a essere mobili ombre attraverso i vetri brillanti di rugiada notturna. Babbo Natale lasciò su loro un ultimo sguardo sollevato e un sorriso bonario. Per fortuna, non sarebbe occorso nessun suo intervento riparatore d’emergenza in quella casa! Quante volte, infatti, era successo che dovesse cancellare i ricordi dei bimbi sui pasticci natalizi combinati dalle loro mamme e dai loro papà? Sapevano essere proprio buffi e impacciati i genitori del mondo, ma la maggior parte delle volte Babbo poteva fidarsi del loro amore per i figli e sentirsi esonerato da molte consegne. Proprio come in quel caso: solo un falso allarme.

Così, tornò sulla sua slitta e poté proseguire verso il paesino vicino. Qui, una grande vecchia casa ospitava una decina di bimbe e bimbi arrivati lì da pochi giorni, dopo aver attraversato il mare in tempesta su un’esile barca di legno. A loro doveva dedicarsi, in quella magica notte, come a tanti altri bimbi del mondo che una mamma e un papà non ce l’avevano più, per regalargli il sollievo d’istanti di infantile gioia. 

Perché Babbo Natale esiste, senza ombra di dubbio. Parola di Tonino, investigatore della più seria indagine del mondo!


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