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Palermo accoglie il coronavirus, giorno 1

Molto prima di quanto ognuno di noi credesse, infine il coronavirus è sbarcato a Palermo. E non certo con un barcone di migranti, come i soliti monotoni misantropi profetizzavano (a ancora hanno la faccia tosta di ribadire). A farci dono del virus fashion del momento sono stati dei turisti bergmaschi, in vacanza invernale nella nostra città. Al di là di ogni facile ironia - quando non anche sarcasmo - è davvero una beffa per Palermo. Da anni si sente dire che "Palermo potrebbe vivere di turismo" e che occorre incrementare le risorse di accoglienza... più accoglienti di così!

E va bene, è inutile chiedersi se questo incidente potesse essere evitato, se qualcuno ha fallito nelle misure di controllo nelle zone rosse del Nord, etc. Quel che è successo è successo e noi Palermitani sappiamo fare buon viso a cattivo gioco. Questo non esclude panico e allarmismi. Solo ieri avevo guardato con sufficienza le anomale file di carrelli stracolmi di generi alimentari al supermercato vicino al mio studio, considerando quanto facilmente la gente ceda alla psicosi. L'indomani, alla notizia del primo contagio da covid-19 a Palermo, ho per qualche istante pensato che, in fondo in fondo, la paranoia possa anche essere vincente preveggenza!

Seguendo le norme igieniche più che mai, ho igienizzato al massimo il mio studio e chiesto la collaborazione di chi vi entra per rispettare reciprocamente le buone prassi. Niente di complicato, in realtà, ma nella pratica qualcosa di abbastanza difficile da realizzare. 

  • Ad esempio, non ero mai stata consapevole di quante volte io porti le mani al viso, per vezzo prima ancora che per necessità! Alle labbra, sulle guance, a toccare gli occhi: mamma mia, un continuo! Da tutta questa storia, potrei uscire con una cattiva abitudine in meno, se soltanto riuscirò a vincere la mia titanica battaglia contro le mie dita! (Mentre scrivo mi accorgo di avere la mano sinistra poggiata alla guancia... che santa Amuchina mi sostenga!)
  • Oppure, questa questione del lavarsi le mani. A parte che mi sconvolge alquanto sentire che alcune persone hanno bisogno dello spettro di un'epidemia virale per decidersi a farlo. Io ho voluto fare un esperimento: ho lavato le mani scrupolosamente ognuna delle volte indicate dal Ministero della Sanità e ne ho tenuto il conto. Sapete quante volte l'ho fatto oggi, quindi? Ben 43! C'è qualche ossessivo-compulsivo che possa battermi? Mi risultano eccessive, in realtà, e non immaginavo che la mia vita fosse tanto rischiosa!
  • sempre in connessione con il lavaggio delle mani: sapevate che chiedere di farlo a qualcuno può essere un'offesa? Io no, l'ho scoperto oggi! Manco avessi dato del cornuto/a!
  • in mancanza della possibilità di lavare le mani, usare soluzioni apposite (amuchina & co). Non è storia solo del mio primo giorno con come concittadino Cori (come affettuosamente già chiamo il virus, nel caso volesse fermarsi nel mondo per un certo tempo...), ma di quella di tutti gli Italiani: amuchina? Volatilizzata! Introvabile! Lo stesso dicasi degli equivalenti. Anche i flaconi che da mesi prendevano polvere negli scaffali sono ormai stati risucchiati dalle borse dei più veloci. A volte mi domando: ma c'è un giro di informazioni esclusive e segrete che arrivano prima ad alcuni, così che questi possano giocare d'anticipo? Io comunque la mia soluzione disinfettante antibatterica l'ho sempre in borsa, con o senza Cori in giro.

In linea di massima, però, oggi Palermo non mi è sembrata poi così diversa dagli altri giorni. Gente per strada, auto nel traffico, conversazioni faccia a faccia. Mi dispiacerebbe se Cori togliesse ai Palermitani la loro caratteristica umana.